Luigi Berlinguer è stato un grande intellettuale, un politico lungimirante e un uomo di assoluto valore.
Mi piace qui ricordare la sua vita di parlamentare europeo. Per me è stato, a Bruxelles, un collega gentile, estremamente affabile, amichevole e anche affettuoso, un uomo di intensa umanità.
Voglio anche ricordare il suo impegno per la costruzione di uno Spazio Europeo per la Ricerca e il Manifesto europeo per la Ricerca cui ha dato il via.

Patrizia Toia

So che qualcuno ha ancora, da qualche parte, la sveglia che avevamo regalato a Luigi Berlinguer, allora Ministro.
Era un piccolo gesto irriverente compiuto al termine di non ricordo bene quale iniziativa.
Di occupazioni, cortei e autogestioni se ne facevano assai.
Spesso lo contestavamo – sia gli studenti medi che gruppi di universitari- con nettezza.
Lui non mollava mai di un centimetro.
Era sempre pronto al confronto, a creare sedi opportune per ricevere le rappresentanze degli studenti, e sempre desideroso di spiegare la sua idea di “autonomia” della scuola, di scuola pubblica (che doveva “risolvere” il tema del rapporto con le scuole “non statali” in un chiaro sistema di regole: quante litigate attorno al “come”..), di relazione tra le studentesse e gli studenti e l’istituzione, di diritto allo Studio (tema a cui credeva non poco: fa impressione a pensarci ora).
Dal rapporto con lui è nato lo “Statuto” dei diritti delle studentesse e degli studenti, come parte integrante di un’idea di Riforma organica (era gramscianamente di un organicismo sfrenato), Riforma, la maiuscola è d’obbligo, che poi non è mai interamente andata in porto.
E a lui questo innanzitutto va riconosciuto: è stato l’ultimo ministro (grazie anche alla volontà dei governi di cui faceva parte: Prodi e D’Alema) che ha provato a fare di una Riforma complessiva del sistema formativo un grande fatto culturale e politico che riguardasse il Paese, che si emancipasse dal confrontro tra tecnici da sviluppare all’interno di un ministero, per offrirsi come grande tema di dibattito che coinvolgesse la società.
E in questa cornice, per l’appunto, le ragazze e i ragazzi non potevano essere tenuti fuori dalla porta proprio di quel confronto, di quella discussione.
A costo di spiegare loro – ogni volta e talvolta pure con qualche asprezza – quali fossero le scelte giuste da compiere.
Di questo suo tratto, il desiderio di ricercare il confronto per riconoscere gli studenti come soggetto a cui dare rappresentanza a costo poi di maltrattarli dialetticamente nelle sedi opportune, abbiamo scherzato parecchio nei decenni successivi a quella seconda metà degli novanta che ci pareva così disordinata e, a guardarla oggi, non certo cosi terribile.
Luigi Berliguer era un camminatore, un passista, di quelli che vanno avanti.
Faceva i gradini un passo alla volta e ti dava l’idea di sapere dove poter arrivare.
(Del resto quando poi sono diventato parlamentare europeo mi hanno spiegato che periodicamente lui, li, al Parlamento, costringesse collaboratori e colleghi a percorrere i suoi quindici piani senza prendere l’ascensore.
Sono sicuro che non fosse facile stargli dietro)

Pierfrancesco Majorino

“Esprimo a nome di tutta la comunità democratica profondo cordoglio per la scomparsa di Luigi Berlinguer. Ci lascia una personalità appassionata e impegnata. Lascia a noi l’eredità di avere a cuore, e difendere, il patrimonio inestimabile della nostra cultura politica”
Elly Schlein

Condividi l'Articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *