LA TRAGEDIA DI ABOUBAKAR, ANNEGATO NEL LAGO DI LECCO, SI POTEVA EVITARE

La vicenda del ragazzo gambiano, annegato mercoledì 19 luglio, proprio nel tratto di lago prospicente la statua di San Nicolò a Lecco, è una vera è propria tragedia.
Aboubakar Darboe, gambiano, di appena 18 anni sbarcato a Lampedusa, venerdì 14 luglio, era giunto a Lecco martedì 18 luglio, aveva trovato ospitalità alla Casa della Carità di via San Nicolò a Lecco, che da poco assurge alla funzione di centro di primo arrivo nel nostro territorio in attesa che la Prefettura individui posti liberi in uno dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) presenti nel territorio.

Per Aboubakar l’arrivo in Italia rappresentava il raggiungimento di un sogno per l’inizio di una nuova vita.
Il fatto risale a mercoledì 19 luglio: insieme agli altri quattro compagni gambiani, stava camminando sul lungolago di Lecco, soffermandosi sulla spiaggetta naturale, proprio a pochi metri di distanza dalla statua del San Nicolò. Quel giorno, caldissimo, intorno alle 15.30 aveva deciso di entrare in acqua, proprio in quel tratto, dove la balneazione non è autorizzata, ma purtroppo il cartello di divieto era stato rimosso da qualcuno.

Nello stesso posto, ovvero sulla spiaggetta, c’erano molti turisti e lecchesi, anch’essi giovanissimi.
Aboubakar ha, quindi, deciso di seguire l’unico connazionale che sapeva nuotare, entrando in acqua allontanandosi di qualche decina di metri dalla riva. Quindi si è addentrato fino a dove toccava, mentre gli altri ragazzi attendevano sulla spiaggia invitando il loro amico a non andare oltre, proprio perché non in grado di nuotare.

Poi all’improvviso, senza che nessuno vedesse esattamente quanto accaduto, è scomparso nelle acque del lago. Da quel momento è scoppiato il caos con gli amici che hanno chiesto aiuto ad alcuni dei presenti sulla spiaggia che hanno immediatamente chiamato il 112. I Vigili del Fuoco sono intervenuti in prima battuta con una pilotina, mentre a riva poliziotti e sanitari cercavano di ricostruire quanto accaduto.

L’area è stata, quindi, delimitata con il nastro bianco rosso ma almeno una quarantina di persone si sono fermati a seguire le operazioni di soccorso. Sul posto sono arrivati anche i responsabili della Casa della Carità per prendersi cura degli altri ragazzi e per facilitare il dialogo e la ricostruzione della vicenda.

Il recupero del corpo di Aboubakar è avvenuto intorno alle 17.30, individuato a una profondità di quindici metri, grazie ai sommozzatori.
La tragedia è immane, una giovane vita è stata tragicamente spezzata da una serie di fatalità, i giovani sulla spiaggetta che hanno dato l’impressione che si trattasse di un posto sicuro, la voglia di provare le acque del lago, l’assenza di cartelli indicanti i divieti ed i pericoli.

Alcuni considerazioni finali vengono spontanee, l’assenza degli opportuni avvisi avrebbe impedito la disgrazia, se fossero state date le giuste informazioni sulle dinamiche con cui affrontare il lago sono state date?

Giuseppe Mazzoleni

Condividi l'Articolo
1 commento su “Aboubakar, annegato nel lago di Lecco”
  1. Sì, non è bello attribuire colpe a qualcuno perché nella città di Lecco molte sono le persone che si prodigano per il bene degli altri e quelle che si dimostrano scrupolose nell’espletare i propri compiti, compreso il garantire la sicurezza. Però, viene spontaneo osservare che, forse, andrebbero potenziati il controllo e la vigilanza. Il rigore Non vi è ombra di dubbio che nei pressi di un lago, che viene qualificato come pericoloso, occorrerebbero cartelli segnaletici ben visibili. E ci si chiede come mai non siano stati previsti e posizionati da tempo.Si avverte, insomma, il bisogno di una maggiore severità, a mio avviso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *