La mortalità è in costante aumento. Non è un parametro indifferente alla diffusione epidemica ed avviene mediamente circa 3 settimane dopo aver acquisito l’infezione. Il rapporto tra casi e decessi, per la combinazione di più fattori, varia tra 1 a 1500 casi di infezione sino a 1 ogni 2500 casi. Pertanto, circa 20 giorni fa i casi effettivi di quella settimana erano tra 300 e 500 mila. Le registrazioni sono anche inferiori, in alcune Regioni, al 10% della casistica effettiva. I dati delle Regioni sono fortemente sottostimati per diversi motivi. Il numero dei tamponi eseguiti, e le relative valutazioni, sono del tutto inadeguati a rappresentare la realtà esistente. Le indicazioni sulla variazione della curva epidemica sono anch’esse molto relative e si basano sui casi sintomatici. È evidente che una diagnosi precoce dà una sintomatologia molto lieve. I dati rilevati dall’indagine Istat del 2020 danno una percentuale effettiva di asintomatici del 27%. Quelli registrati dalle Regioni vanno oltre l’80%. Le analisi che vengono effettuate sui dati registrati ritengo che non siano del tutto coerenti con la realtà attuale. Non si comprende come possa essere tollerabile una mortalità primaria di 200 persone in una settimana, a cui seguono altri casi nel tempo, non identificati come derivati da questa infezione, per i danni di organo che produce nel tempo, polmonari e cardiaci in particolare.

Ma questo virus ha il difetto di colpire tutti i nostri organi. La vaccinazione è fondamentale per evitare la diffusione, la mortalità e le conseguenze a medio e lungo termine. L’assenza di forme di protezione e di mitigazione della epidemia sono un elemento di grave carenza della assistenza in Italia in questo momento. Ci stiamo avviando verso la stagione della nostra permanenza negli ambienti confinati e questo è un elemento estremamente critico della diffusione infettiva. Particolare rischio deriva dalla mancata attenzione di interventi preventivi nelle scuole, che sono poi fonte di diffusione nelle famiglie. Mi auguro che il Ministero e le Regioni modifichino radicalmente la politica attuale, del “non ci sono rischi e particolari problemi”. Tutti ci muoviamo per evitare singoli incidenti e promuovere salute e invece, per azioni che sono efficaci in una situazione che vede i fragili fortemente a rischio, non si sta facendo pressoché nulla. E tra i fragili inserisco i non vaccinati che hanno un rischio circa 7/8 volte superiore ai vaccinati. La mascherina, da indossare regolarmente negli ambienti confinati (ffp2/3), abbatte ben oltre il 95% il rischio di infezione.

MINISTERO SALUTE

Condividi l'Articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *