Nessun bambino dovrebbe sentirsi discriminato nel gioco. Invece, nell’Italia di oggi, si compie l’ennesimo passo indietro, l’ennesima scelta pessima: la FIGC ha abrogato la norma sul cosiddetto “ius soli sportivo”, che consentiva ai ragazzini che nascono in Italia da genitori stranieri di essere iscritti alle squadre di calcio, anche senza la cittadinanza.
La FIGC in questo modo alza una barriera e crea una discriminazione odiosa, spegnendo i sogni di tante ragazze e tanti ragazzi. Per non parlare del danno che viene arrecato al calcio italiano, che perde così la possibilità di arricchirsi di nuovi talenti.
Daremo battaglia. (02/10/23)

Scampato pericolo, la mobilitazione e l’indignazione hanno pagato: la FIGC ha chiarito con una circolare che lo “ius soli sportivo” non verrà abolito. Certo, la nuova burocrazia lo ha reso molto più difficile da applicare e lo certificano le proteste che sono arrivate a decine e decine da tantissime società calcistiche sui territori, ad esempio la Progetto Aurora che si è vista negare i tesseramenti dei ragazzi nati in Italia da genitori stranieri.
La circolare, che mette nero su bianco che tutti i minori privi di cittadinanza italiana possono essere tesserati (senza più il vincolo di aver compiuto i 10 anni di età) semplicemente dimostrando di avere un anno di frequentazione scolastica è una vittoria di chi non si rassegna alla barbarie e alle discriminazioni.

(04/10/23)

Pierfrancesco Majorino

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