Sono passati cinque anni dall’ultimo congresso regionale: anni che hanno visto tutte e tutti noi attraversare cambiamenti epocali, la pandemia, la guerra nel nostro continente, l’emergenza climatica.

Sembra però che i grandi cambiamenti drammatici di questi anni non abbiano toccato la Lombardia: nella nostra Regione tutto è accaduto come se nulla fosse accaduto. Il governo della nostra Regione, ormai da quasi 30 anni in mano al centrodestra, è stato riconfermato alle ultime regionali e il Partito Democratico, pur migliorando il risultato rispetto alle politiche, non è riuscito a intercettare i consensi necessari per aprire una nuova stagione politica. Non è bastata una gestione disastrosa dei primi mesi di pandemia, non basta un sistema sanitario regionale sempre più iniquo e inefficiente, non basta la gestione della casa fallimentare di Aler e non basta un sistema di trasporto su rotaia imbarazzante come costo e qualità.

I nostri territori sono fra i più sviluppati d’Europa grazie a un tessuto sociale e imprenditoriale e a una capacità di innovazione propria dei lombardi e nulla ha a che vedere col governo di questa destra. Una destra che non è riuscita, in decenni, ad affrontare le questioni che riguardano la natura profonda delle nostre terre come lo sviluppo giusto e sostenibile, l’emergenza abitativa, la salute, l’accompagnamento delle nostre città e delle nostre imprese a una vera transizione ecologica. Vogliamo lavorare per una crescita economica costruita sul nostro ruolo di ponte tra l’Europa e il Mediterraneo, promuovere il diritto allo studio, una formazione professionale che si fa carico delle esigenze delle imprese. Ma dobbiamo fare i conti con i risultati del centrosinistra in questi anni.

Il centrosinistra vince e convince prevalentemente, o comunque compete, nelle città capoluogo e nei centri urbani, mentre rimane indietro e non convince nelle sfide della provincia e della Lombardia “profonda”. Questo elemento dipende da diversi fattori, tra cui la difficoltà che globalmente i partiti progressisti hanno nel rispondere alle paure di chi si sente escluso dalle direttrici dello sviluppo e dell’innovazione.

L’altro elemento che ci consegna l’ultima campagna elettorale è che buona parte delle ingiustizie che colpiscono la nostra Regione è come se fossero percepite naturali, parte dell’ordine delle cose: il diritto a farsi curare senza pagare in tempi ragionevoli, il diritto ad un’abitazione dignitosa, il diritto a muoversi con certezza grazie al sistema ferroviario oggi sono elementi quasi quasi nostalgici. Come se, nonostante le ingiustizie e le inefficienze che colpiscono le persone, queste non vedano nella politica la strada per cambiare la loro vita. C’è un’evidente sfiducia nella politica e una sorta di rassegnazione strisciante.

Dobbiamo continuare con forza a denunciare le ingiustizie e le inefficienze che si ripercuotono sulla vita quotidiana delle persone.

Solo qualche mese fa, dopo le elezioni del 25 settembre erano in molti a pensare che l’esperienza del Partito Democratico fosse giunta al capolinea. Oggi, invece, possiamo orgogliosamente ricordare come siamo ancora qui, insieme, determinanti nel costruire l’alternativa alle destre, un partito in grado di proporre un futuro diverso per i nostri territori, dai Comuni all’Italia.

Ora si tratta, nella nostra Lombardia, di partire da quello che abbiamo e rilanciare una nostra nuova proposta politica. Non “solo” di costruire una candidatura competitiva tra quasi 5 anni, ma di vivere questi anni radicando il Partito Democratico nei territori. Per farlo occorre anche aprirsi a elettrici ed elettori, coinvolgendo in modo costante gli elettori delle primarie, dotandosi di strumenti per raggiungere questo scopo, anche nei territori con meno militanza, recuperando la vocazione alla partecipazione del Partito Democratico lombardo.

E’ poi necessario promuovere una costante interazione e un confronto con movimenti, gruppi organizzati e associazionismo.

Per far questo sarà importante farsi accompagnare nel percorso di studio e analisi da quelle eccellenze universitarie che possono fornirci supporto di elaborazione di dati e di pensiero e facendo nascere un vero e proprio Laboratorio Lombardia 2028, nella forma più efficace, con lo scopo di aiutare il partito, le amministrazioni e il gruppo regionale con studi e analisi approfondite. Occorre rivoluzionare l’agenda politica finalizzandola all’appuntamento delle prossime elezioni regionali lombarde, nella consapevolezza che la prima sfida alle porte è quella delle europee e della tornata di elezioni amministrative più importante del quinquennio, che non possono essere derubricate ad un mero passaggio elettorale: sono la vera sfida sia per il governo della principale regione italiana, sia per porre le fondamenta ed ambire al governo del Paese. Pertanto è necessario avviare un processo politico volto alla maturazione di un pensiero politico lungo, convincente, che costruisce anche una leadership autorevole e in grado di coinvolgere le più diverse espressioni culturali lombarde, oggi ancora poco permeabili alle proposte del campo democratico.

Vogliamo ringraziare fin da subito Emilio Del Bono, una personalità in grado di coniugare un profilo di esperienze nazionali, le capacità di governo di un territorio come quello bresciano la determinazione di espressione di valori e contenuti affiancata alla persuasività dei comportamenti e del linguaggio, che si è messo a disposizione per guidare il Laboratorio Lombardia 2028. Vogliamo rafforzare questo percorso proponendo all’assemblea regionale, che poi si esprimerà nel rispetto della sua sovranità, Emilio Del Bono quale presidente.

Il Partito Democratico della Lombardia, Regione motore d’Italia, può così sempre di più promuovere una proposta politica autonoma, forte e originale per un’alternativa verso il 2028 e per dare un contributo sostanziale e di significato nazionale al Partito Democratico nazionale.

Prima di tutto, analizzare in profondità per costruire strategie e proposte

Nonostante vinciamo nelle città, in Lombardia siamo stati sconfitti per più di trent’anni e questo ci impone una seria analisi per poter ideare una strategia precisa con un percorso di breve, medio e lungo termine che ci porti a costruire una nuova credibilità per diventare una reale alternativa alla proposta politica di destra. Sul piano della rappresentanza politica, negli ultimi vent’anni, si è consolidata una distanza tra la proposta politica del centrosinistra e la Lombardia profonda. Non solo, non riusciamo ad essere punti di riferimento per mondi e categorie che hanno reso la Lombardia quell’eccellenza che la destra racconta retoricamente e che invece è patrimonio non di questo governo ma di un’operosità e vivacità, economica e sociale che non si è mai spenta.

Dobbiamo anche tener conto che anche in Lombardia si è verificata una progressiva erosione sociale ed economica del ceto medio-basso che ha aumentato sempre di più diseguaglianze e difficoltà.

È in questi spazi così diversificati che deve arrivare la nostra proposta politica per rispondere ad inquietudini, incertezze sul futuro, insofferenza quali sintomi della crisi dei ceti medi che arretrano e al bisogno di opportunità e occasioni.

Una proposta politica che vuole ridurre le distanze, le disuguaglianze ma anche ridare speranza e occasioni di futuro.

Il programma completo (ancora però in elaborazione) in
https://www.silviaroggiani.it/lombardia-futura.html

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