L’Italia è maglia nera sui salari tra le grandi economie avanzate del pianeta: è il risultato di una recente fotografia dell’Ocse. È, infatti, proprio nel nostro Paese che si registra il calo più significativo: secondo l’Ocse “alla fine del 2022 i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre del 2023 con una diminuzione su base annua del 7,5%. Si prevede che torneranno a crescere del 3,7% nel 2023 e del 3,5% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024”.

Ad aggravare il quadro, secondo l’Ocse, i “significativi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi (oltre il 50% dei lavoratori italiani è coperto da un contratto scaduto da oltre due anni) che rischiano di prolungare la perdita di potere d’acquisto per molti lavoratori”. A ciò si sommano i tassi dei mutui sempre più elevati e l’inflazione che corre: un cocktail micidiale che vede i fragili sempre più in difficoltà e che impoverisce un intero Paese.

Particolarmente significativa anche la situazione dei neet: in Italia nel 2022 quasi un quinto dei giovani tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione. Il nostro tasso di neet è di oltre 7 punti percentuali superiore a quello medio europeo e, nell’Unione europea, secondo solo alla Romania. Il fenomeno interessa in misura maggiore le ragazze (20,5 per cento) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9 per cento). Sono 9 le province dove oltre il 35% dei giovani è neet. Si trovano tutte nel mezzogiorno.

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