Non lo nascondo, è una grande emozione.

Oggi è stata approvata la mia prima proposta di legge. E ne sono orgoglioso perché è una legge che restituisce dignità e speranza a tante persone.

Tanti non lo sanno, ma in questo Paese milioni di persone guarite dal cancro da anni vivevano una vera e propria discriminazione.

Infatti, a causa della loro malattia passata gli veniva negata la possibilità di accendere un mutuo, di adottare un figlio, di partecipare ai concorsi pubblici o di attivare una assicurazione.

Una vera e propria ingiustizia che tanti italiani hanno dovuto subire.

Mentre votavamo, oggi, ho pensato a Francesco. Un ragazzo di 33 anni che qualche settimana dopo aver compiuto la maggiore età ha scoperto un tumore alla tiroide.

È stato in cura per 26 mesi. È guarito. Lo scorso anno con la sua ragazza ha deciso di prendere la strada dell’adozione, dopo aver provato ad avere un figlio. Non gli è stato possibile.

Francesco non è potuto diventare padre per via della malattia nonostante fosse guarito da oltre dieci anni.
Con questa legge, una famiglia potrà diventare tale e Francesco potrà diventare finalmente babbo.

Da oggi, le persone guarite dal cancro – circa 900mila persone – avranno finalmente diritto all’oblio oncologico. Cioè non saranno più obbligati a comunicare di essere stati malati, non saranno più discriminate quando vorranno partecipare a un concorso, fare un investimento, attivare una polizza o, appunto, adottare un figlio.

Oggi mi sento particolarmente orgoglioso, oggi la politica restituisce libertà e dignità a milioni di persone.

Oggi l’Italia diventa un Paese migliore.
Spesso il Parlamento non dà un bello spettacolo, oggi invece abbiamo fatto buona politica, approvando all’unanimità una legge di civiltà. Il Pd ha presentato una proposta sull’oblio oncologico a mia prima firma. Altre colleghe e colleghi di altri partiti hanno fatto lo stesso. Ringrazio di cuore anche le due relatrici, Maria Elena Boschi e Patrizia Marrocco, per aver costruito un clima collaborativo tra le forze politiche per arrivare a un testo condiviso. Una vittoria dell’Italia.

Marco Furfaro

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